I’M JUST A GIRL WHO SAYS WHAT SHE FEELS
Siggi Hofer
A cura di Veit Loers
Proseguendo con la serie di esposizioni di giovani artisti sudtirolesi iniziata da qualche anno, AR/GE KUNST – Galleria Museo presenta ora una mostra personale dell’artista Siggi Hofer, nato nel 1970 a Brunico e residente a Vienna.
Partendo dal titolo della mostra, tratto da una canzonetta degli anni ottanta, poi adattata in inglese dall’artista, Siggi Hofer elabora per gli spazi della Galleria Museo un’esposizione complessa e ben strutturata. La personale raccoglie diverse opere dell’autore suddivise in parti, come ad esempio una serie di acquarelli di grande e piccolo formato, un plastico di un castello, un video, vari articoli di giornali oltre ad un paio di gambe di un cavallo in legno che sporgono dal soffitto.
Sviluppandosi nel quadro di una concezione complessiva le singole opere dell’artista si condizionano a vicenda, come se si creassero una dall’altra, e l’insieme delle loro contrapposizioni crea quel filo rosso che conduce l’osservatore verso il tema principale dell’esposizione, “un eccesso di realtà“. Tema questo, che manifesta già la posizione opposta al titolo della mostra.
Come immagine per l’invito all’esposizione Siggi Hofer sceglie un ritaglio di un giornale, nel quale viene riportato un evento reale e riferito alla sua stessa vita (che in tal modo diventa pubblicamente rilevante grazie all’artista). Si tratta della distruzione del suo appartamento viennese dopo un’esplosione di gas. Nelle sue note per l’esposizione Siggi Hofer collega questo evento in modo discorsivo con la distruzione del World Trade Center a New York nel 2001. All’epoca Susan Sontag, riferendosi alla cronaca televisiva dei fatti del 9/11, si espresse testualmente: Mai come ora l’America è stata così lontana dalla realtà come in questo momento, nel quale un eccesso di realtà è entrato come una furia su di noi.
La parola „Übermaß“ [eccesso] spicca in grandi lettere sopra il plastico di un castello medioevale, costruzione questa che insieme a quelle attigue e di ispirazione contemporanea, è stata progettata e realizzata dettagliatamente dallo stesso artista (e con ciò passiamo dal piano letterale a quello spaziale – un esercizio, questo, che per Siggi Hofer produce significato). I suoi oggetti e disegni mettono in discussione i nostri concetti convenzionali di spazio e di ordine, nonché la qualità dei sistemi di progettazione dell’uomo. Allo stesso tempo viene posta la domanda sulla consistenza e sulla misura di realtà.
Il privato e il pubblico, l’idillio e l’improvvisa distruzione si contrappongono, si incontrano, cambiano i segni. La consueta identificazione, da un lato, del privato con l’idilliaco e con il pacifico e, d’altro lato, l’identificazione del mondo esterno con la distruzione e il pericolo, viene minata da Siggi Hofer in modo critico e ironizzante. Acquarelli „belli“ e di piccolo formato raffigurano cavalli al galoppo, baite di montagna oppure autoritratti intimi dell’artista nel suo appartamento – ma un giorno l’idillio brucia, l’appartamento dell’artista esplode, e l’umanità si trova davanti ad una minaccia letale.
Nei suoi disegni di grande formato (larghi circa tre metri), raffiguranti vedute di città o di paesaggi con una prospettiva a volo d’uccello, Siggi Hofer, attraverso una quasi ossessiva meticolosità nell’ elaborare i dettagli, celebra un presunto controllo su avvenimenti così caotici. Insediamenti abitativi e industriali, autostrade, ponti e fiumi sono disposti in modo reticolare e si estendono sopra paesaggi frastigliati. Elementi costruttivi, questi, di un’architettura utopica. Il potere e il controllo vengono esercitati mediante un ordine rigido predisposto dall’artista. Un ordine che viene, però, continuamente interrotto in diversi punti, in modo tale da condurre a un disorientamento finale.
I blocchi di testo inseriti nella struttura architettonica, come „Der Schrei“ [il grido], „Licht“ [luce] oppure „Übermaß“ [eccesso] – che all’interno dell’immagine sono difficilmente ricostruibili nel loro significato – assumono la funzione di rottura di composizioni e di contenuti, elevando il filone narrativo su un altro piano, su un piano parallelo e al di là delle linee abituali di interpretazione di immagine–contenuto–testo. I messaggi di Siggi Hofer diventano accessibili solamente nella combinazione dei differenti „codici“,e quindi le sue opere esposte vanno lette in modo trasversale.
La bambina piccola vorrebbe solamente raccontare quello che sente, ma causa un disastro: il suo amato cavallo si spaventa, si solleva pericolosamente mostrando i suoi zoccoli… come osservatori, ci salveremo?
(Sabine Gamper)