L’ARTE DI INVECCHIARE
Marina Ballo Charmet, Marcell Esterhazy, Isa Genzken, Elisabeth Hölzl, Melanie Manchot, Aernout Mik, David Zink Yi, Louise Bourgeois, Marrie Bot, John Coplans, Anton Corbijn, Ines Doujak, Herlinde Koelbl, Vera Lehndorff, Maria Lassnig, Nicolas Nixon
A cura di Sabine Gamper Karin Pernegger
L’arte di invecchiare é una mostra divisa in due parti, che é stata concepita come progetto di collaborazione tra la Galleria Museo di Bolzano (I) e la Galleria Civica di Schwaz (A). Le due mostre saranno allestite tra l’inizio di settembre e la fine dell’ottobre 2007 nelle due sale espositive, e si differenziano per i motivi di interesse prescelti. La mostra di Bolzano si concentra sulla percezione del problema nella famiglia e nella società, mentre a Schwaz invece siamo di fronte ad un approccio riflessivo e autopercettivo: la propria identità, il corpo e la sua sessualità sono al centro dell’attenzione. Di fronte all’invecchiamento della società e alle sfide connesse emerge chiaramente l’esigenza di creare nuove immagini per essere all’altezza dei temi dell’anzianità. Nell’ambito della mostra saranno presentati dei ritratti impressionanti sul processo di invecchiamento, sulla nostalgia e la memoria, sul mito della giovinezza e sull’impressione che i familiari più giovani hanno dei loro genitori e nonni.
Le due mostre cercano di proporre un’immagine positiva della vecchiaia, tenendo conto dei suoi punti di forza e dei problemi ad essa connessi, ed escludono, dunque, un’equiparazione dell’anzianità alla malattia e alla morte, che nonostante la loro inevitabilità, non dipendono dall’età.
Uno sguardo privato sulla presenza di persone anziane nelle nostre famiglie lo offre l’artista ungherese Marcell Esterhazy nel video „v.n.p. v.2.0.” (2005), nel quale inquadra con la propria videocamera il nonno per tutta la durata di una cena in famiglia.
Un’impietosa analisi dei modelli di comportamento, ormai vecchi di una vita, è svolta da Aernout Mik nel video „Kitchen“ (1997) dove mostra una lite tra tre uomini anziani. Il ruolo dell’attaccante e dell’aggredito cambiano continuamente – come in passato accadeva nel cortile della scuola – e con questa messa in scena si rende evidente chi già da bambino era un perdente e chi un vincente. Nel video „Elocution“ (1996) l’artista inglese Imogen Stidworthy tratta il rapporto di forze tra un padre e la sua figlia, riflettendo i ruoli tra genitori e figli, padre e figlia, insegnante e studentessa e uomo-donna.
La fotografa Melanie Manchot presenta ritratti della madre, che non solo documentano la loro relazione intima, ma nei quali la pelle diventa superficie di proiezione per l’avanzare del tempo.
Elisabeth Hölzl realizza con “Souvenir” 2007 un’installazione di oggetti quotidiani e fotografie che rappresentano per gli anziani di un centro di lungodegenti la vita precedente al di fuori di esso, mentre nel toccante video „frammenti di una notte“ (2005) di Marina Ballo Charmet viene documentata una notte in un reparto geriatrico di un ospedale a Modena. Il rapporto fra malattia, vecchiaia e istituzione viene rappresentato nei termini del sonno come momento di abbandono in un tempo sospeso, al margine fra coscienza e incoscienza, scandito dai ritmi dei turni ospedalieri e dai gesti rituali e affettivi della cura.
Il lavoro di Daniela Chinellato consiste nella scritta “coltempo” (2007) tracciata con argilla fresca su muro, che fa riferimento a “la vecchia” di Giorgione, e va a toccare senza riguardo un terrore ben nascosto in un angolino: il tempo che passa.
Nella sua serie di fotografie intitolate „Roma 395-6“ (2006), David Zink Yi ha fotografato la nonna italiana che – emigrata in Sudamerica – colleziona figurine di porcellana e centrini ad uncinetto quali ricordi della lontana Europa. Conosciamo tantissime immagini che mostrano come dovrebbe apparire la vecchiaia ma ne abbiamo pochissime che ne riflettono la realtà. Questa mostra cerca, in proposito, di fornire un positivo impulso a tal riguardo. Non è un caso che in essa la bellezza di un corpo maturo stia in primo piano.