MARTIN GOSTNER – UN CAMPO DISTESO
A cura di Christian Gögger
“Un campo disteso” vuole descrivere la condizione priva di tensione, in cui non è attiva nessuna delle predisposizioni del comportamento vitale come fame, stanchezza, paura, ecc.(…). Solo in un campo privo di tensioni possono affermarsi le tendenze comportamentali esplorative (atteggiamento della ricerca) e la disponibilità al gioco (…). (tratto da: Lexikon der Biologie, Heidelberg: Spektrum Akademischer Verlag 1998) Un voluminosissimo campo di ovatta sospeso accoglie il visitatore all’entrata della galleria. Quasi non si riesce a raggiungere la fine dell’angusto corridoio così creatosi lungo il campo, senza avvertire la sensazione di venirne risucchiati. Per Gostner, l’ovatta rappresenta la “morbidezza”, “il modellabile” che egli collega non solo all’imprecisione storica della storiografia ufficiale, ma anche al ricordo personale. Questo materiale sensuale e, nel contempo, altamente associativo, è simbolo di un ricettacolo immaginario di storie e ricordi inconsci e dimenticati e dell’esposizione programmatica della tecnica concettuale di Gostner: Martin Gostner irrompe nella memoria collettiva, mette in discussione fenomeni politici, sociali e culturali, considerando la storia non come un’evoluzione lineare, bensì come un processo circolare che si ripete continuamente. Nella sala più interna della galleria, due opere attendono il visitatore: “After my death” (2003) un calco in silicone del deretano dell’artista, trasformato in ciotola per l’acqua e vaschetta da bagno destinata agli uccellini, collocato sottoforma di decorazione fittizia su un supporto in plexiglas. “After my death I would like to be a paradise for birds” è impresso a lettere bianche sul pannello. Il secondo lavoro, “Geruch in seinem Modell”, realizzato appositamente per questa mostra, è una scultura eterea: l’anta dell’armadio è appena socchiusa, permettendo così solo d’immaginarne il contenuto. Il profumo di biancheria pulita fuoriesce avvolgendo l’osservatore e stimolandone la fantasia. Il linguaggio formale di Martin Gostner è ricco di allusioni; egli vuole mettere in luce ciò che sta dietro, senza tuttavia liberarlo, fendendo la realtà che lo cela. Da ciò ha origine uno spazio intermedio carico di tensione, in cui l’interpretazione e l’attribuzione di un significato vengono affidati all’osservatore. In tal senso, le opere di Gostner devono essere considerate come un invito, rivolto al visitatore, a confrontarsi con il passato, il presente e il futuro personale e collettivo.
Martin Gostner é nato nel 1957 a Innsbruck. Da autunno 2004 dirige una classe di scultura all’Accademia d’Arte a Düsseldorf.
Importanti mostre personali degli ultimi anni sono: Museum Folkwang, Essen, Of Milk And Honey. El Gato Ranch, Big Sur, Dear John. Gabriele Senn Galerie, Vienna, Karma again (2003). Galerie im Taxispalais, Innsbruck, Seitlich aus der Requisite kommend (2002). Secession Vienna, Kupferpfandl – und darüber. Neue Galerie Graz, steirischer herbst, All I See I Cover. Gabriele Senn Galerie, Vienna, Entwürfe – Kupferpfandl (2001.) Rupertinum, Salzburg, Apparat für Sonntag. Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck, Video 14. (2000) Kunstraum Johann Widauer, Innsbruck, Leeres Haus, voll von Lärm (1999). Kölnischer Kunstverein, Erinnerung weich (1998). Galerie Hoffmann & Senn, Vienna, Altes, liebes Schlachtfeld (1998). Villa Merkel / Bahnwärterhaus, Esslingen, öde Galle. Galerie Hamelehle & Ahrens, Stuttgart, Guten Tag, kaufen Sie auch Skulpturen? (1997). Galerie Giorgio Persano, Torino, Stepping Into the Shit of History. (1996). Studio Oggetto, Milano, Vacant Posessions, Erratic Boulders. (1995). Mostre collettive (selezione): 2005 Fundación Marcelino Botín, Santander, Blancanieves y los siete enamitos. Galerie im Taxispalais, Innsbruck, Arbeit*. – I.Biennale internazionale di scultura, Gorizia/Nova Gorica. Art Metropole,Toronto, Artist Books Revisited. 2004 Büro Friedrich, Berlino/ BAWAG Foundation, Vienna, Funky Lessons. DaimlerChrysler Contemporary, Berlino, Foto, Video, Mixed Media 2. 2003 ZKM Karlruhe, Bankett. Neue Galerie Graz, M_ars Kunst und Krieg. 2002 Palais Tokyo Paris, Je veux, One Star Press.