Exhibition view, Bakroman, Gianluca & Massimiliano De Serio, 2010 Photo: M. Pardatscher
Mostre

BAKROMAN – GIANLUCA E MASSIMILIANO DE SERIO

19.02.2010—10.04.2010

A cura di Luigi Fassi

Bakroman è un’opera video realizzata da Gianluca e Massimiliano De Serio (Torino, 1978, vivono e lavorano a Torino)nel 2010 durante un periodo di soggiorno di alcune settimane a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. L’attenzione degli artisti si è rivolta verso la comunità dei ragazzi e delle ragazze di strada della città, i Bakroman, come chiamati in lingua mòoré. Orfani o privi di famiglia, i Bakroman vivono e crescono in condizioni di completa indigenza nelle strade della città, affidati solo a sé stessi e soggetti a violenze, stupri e aggressioni. Posti al fondo del precario sistema sociale del Burkina Faso, i Bakroman non hanno casa, scolarizzazione e lavoro.

Le loro giornate si alternano in un lungo peregrinare attraverso le strade della capitale alla ricerca di cibo e acqua, di sostentamenti primari sempre minimi, incerti e faticosi. Proprio la difficoltà e il senso di abbandono a cui essi sono consegnati, unitamente ai pericoli cui sono soggetti, ha generato nei più anziani di essi la volontà di costituire un’associazione, l’Ajer – Association des jeunes en situation de rue, finalizzata a creare una forma di ordine nelle loro giornate e una struttura di dialogo e sostegno reciproco tra loro stessi. Tramite un tessuto quotidiano fatto di riunioni, incontri e regole collettive, l’associazione è una forma di pronto soccorso spontaneo, una piattaforma di opportunità e solidarietà reciproca per cercare di arginare la situazione di emergenza permanente data dalla durezza della vita in strada.

Esplosa in una molteplicità di proiezioni e schermi, Bakroman è un’opera ibrida e poliedrica, in cui compaiono e si sovrappongono vicendevolmente le immagini della vita dell’associazione e dei gruppi di parola in essa, il flusso dei dialoghi dei ragazzi nelle giornate per strada e frammenti biografici tratti dal loro presente. La mediazione e il filtro obbligato della macchina da presa hanno trasformato il lavoro di avvicinamento degli artisti con i ragazzi di strada in una pratica di osservazione partecipante, che da neutrale si è rivelata confidenziale, sino ad annullare progressivamente la distanza tra loro e i Bakroman. L’opera rifiuta così la dimensione chiusa del documentario tradizionale, il suo carattere di testimonianza da reportage costruito secondo unità narrative codificate e consequenziali. Bakroman è fondata infatti sul tentativo di instaurare un’uguaglianza intima tra i ragazzi di Ouagadougou e gli artisti, mediante una compresenza di entrambi nello spazio temporale e geografico ripreso dalle immagini. Analisi di una comunità di “invisibili” opposta al fallimento dell’ordine sociale esistente, l’opera dei De Serio contribuisce alla ricerca di una dimensione etica del documentario, testimoniando la formazione di un’identità collettiva in divenire, racchiusa nello spazio di un’esperienza diasporica e di resistenza.