Beat Streuli, Con Sens, 2006
Mostre

CON SENS

25.05.2006—22.07.2006

Elodie Carré, Pascal Sémur, Dominique Petitgand, Peter Senoner, Rudolf Stingel , Franz West, Beat Streuli, Akio Suzuki

L’esposizione con-sens esalta l´importanza dei cinque sensi nella misura in cui sono il mezzo essenziale di apprendimento di ciò che ci circonda. Sembra un luogo comune, ma l´uomo occidentale ha istituito in qualche modo una distanza tra sé e il proprio corpo e ciò lo mette anche a distanza dal mondo e dagli altri. Eppure siamo soggetti pensanti e in misura eguale soggetti senzienti. Infatti, le due cose vanno insieme.
Insomma, è questo il mondo dove ci incontriamo, e non conta se giungiamo a questo incontro pieni di curiosità o meno. Senza gli altri non esistiamo. Il titolo con-sens evoca anche il concetto della pluralità che secondo la filosofa Hannah Arendt costituisce la legge incommensurabile del mondo.
L’idea sta dunque nell’esaltare l’esperienza dei cinque sensi attraverso le opere d’arte, le quali costituiscono, ognuna per sé, dei momenti di incontro.

L’obiettivo è inoltre quello di inserire nel contesto urbano le opere degli otto artisti qui presenti, affinché diventino parte della città e di ciò che la costituisce (quindi uno spazio-tempo abitato, fatto di costruzioni visibili e connessioni invisibili, di ricordi e progetti). Ma il nesso, per le opere presentate, non sta nel diventare oggetti autonomi o, al contrario, nel dissolversi nella struttura urbana; piuttosto sono qui presenti per partecipare a ciò che succede, per contribuire a loro volta e con la loro capacità di domandare, per mettere in gioco a loro modo le convenzioni e le aspettative.
Il loro modo di presentarsi, basato sull’ esperienza dei sensi e dell’attivazione di ciò che c’è, sarà interattiva, in modo da consentire una reale partecipazione da parte dei visitatori e degli abitanti, che diverranno così più che semplici spettatori. Le opere inviteranno gli spettatori ad ascoltare, ad ascoltare altri ma anche loro stessi; ad entrare in dialogo, a palpare, a bere, a sentire e a vedere, a muoversi attraverso la città in tutte le direzioni e con tutti i sensi, lungo entrambe le rive del fiume, nei quartieri tedeschi e italiani; a fermarsi e prendersi il proprio tempo. Si formeranno delle connessioni tra opere e luoghi e, forse, tra individui che precedentemente non si conoscevano o non si rivolgevano la parola. Tali connessioni evocheranno ad ogni persona presente un nuovo modo di pensare il Da-sein, che sarà costituito da parole e sensazioni, da passeggiate e discussioni che si evolveranno entro le quattro dimensioni: dalla memoria corporea alle strutture urbane, dalla madrelingua all’orizzonte delle montagne.

Ma come faranno le opere artistiche – essendo poste in contrapposizione al paesaggio e all’ambiente cittadino– a generare un’attiva presenza all’interno del tessuto urbano e del suo incessante movimento? Non possiamo in ogni caso restare indifferenti di fronte all’arte che si materializza nelle opere e si manifesta nelle azioni, dal momento che almeno una volta e in qualche luogo abbiamo avuto tutti l’esperienza di ritrovarci stravolti nel profondo da un’opera artistica. Quando il modo di respirare si modifica, forse anche il centro di gravità in relazione al modo di misurare la dimensione dei nostri gesti e delle nostre parole si trasforma. È difficile spiegare la metamorfosi che ci travolge in quel momento, benché l’evento abbia avuto luogo ed inciderà, forse, nel modo in cui definiamo il nostro rapporto con il mondo e con coloro che ci circondano. Se questo evento ha luogo al di fuori del museo, ovvero al di fuori del mondo-museo, nel cuore della città, allora la sua risonanza è potenzialmente di carattere pubblico al punto da andare oltre la dimensione personale dell’incontro. A questo livello di articolazione l’attiva presenza dell’arte viene sentita e percepita.