L’ARCHITETTURA DEL VORARLBERG
A cura di Christoph Mayr Fingerle Wolfgang Ritsch
Se negli ultimi decenni il concetto di „Nuova architettura alpina“ è divenuto una sorta di marchio di qualità, il merito è soprattutto dei tanti architetti che, vivendo e operando nel territorio alpino, non hanno voluto né piegarsi a scelte obbligate, né rincorrere pedissequamente le mode internazionali o metropolitane, preferendo invece porre al centro del dibattito e della propria unicità un fattore determinante: la sensibilità nel rapporto col paesaggio. Un paesaggio, peraltro, da non intendersi come un mero insieme di alberi, monti, corsi d’acqua e quant’altro rientra nella sua accezione convenzionale, ma piuttosto come un’interazione secolare tra natura e cultura, quella stessa interazione da cui scaturisce la capacità di costruire cogliendo le caratteristiche inconfondibili e peculiari di un luogo. Ecco perché un paesaggio è come un corpo umano: vulnerabile, ma anche frutto di una serie di funzioni e interazioni reciproche tra i suoi organi vitali, e quindi destinato a morte certa anche quando uno solo di questi organi è compromesso. Intorno a noi, nel paesaggio in cui viviamo, si stendono reti di comunicazione per nulla dissimili dai nostri vasi sanguigni, con alcune componenti sostituibili, e altre invece che non lo sono. Ebbene, la capacità di un architetto sensibile è come quella del medico che non recide tutto subito, ma preferisce esaminare un organismo nella sua interezza, anche a costo di andare decisamente controcorrente in un’epoca come la nostra. Il piú delle volte, infatti, si finisce per stagliuzzare il territorio in lungo e in largo, tanto che quella struttura cosí variegata e complessa che qui per semplicità chiamiamo paesaggio ci appare piuttosto come una salma che giace esanime, benché non ancora sepolta, e ignorata da buona parte dei suoi abitanti che tuttavia ne subiscono in pieno le emanazioni venefiche. Non stupisce, dunque, che l’architettura contemporanea del Vorarlberg indossi ai nostri occhi questa veste cosí innovativa, talora anche assai ardita, senza però diventare mai irresponsabile. In questa regione austriaca, di esempi di architettura di qualità, bella e al tempo stesso razionale, ce ne sono davvero tanti, dagli edifici pubblici ai fabbricati privati, dalle caserme dei pompieri ai capannoni industriali, dalle scuole materne alle ville signorili. Da un lato, quest’alta “densità” qualitativa è frutto ovviamente dagli sforzi compiuti dagli architetti per fare emergere i propri intenti creativi, ma dall’altro è anche il segno di una collaborazione efficace, poco burocratica ma assai proficua, tra gli uffici amministrativi, gli organi politici e le imprese. Per la quarta volta, nell’estate scorsa è stato assegnato il premio alla committenza Vorarlberger Hypo-Bauherrenpreis che, come dice il suo stesso nome, vuole rendere omaggio soprattutto al coraggio innovativo dei committenti, benché anche agli architetti autori dei progetti premiati venga assegnato un riconoscimento speciale. Già questa formula, se vogliamo, sarebbe un approccio molto pratico, ma pure per altri aspetti il premio è un’iniziativa coi “piedi per terra”: ad essere premiati, infatti, non sono né idee, né progetti orientati al futuro, ma solo interventi architettonici già realizzati, e poiché un edificio non si può conoscere soltanto osservandone le foto e le planimetrie, la giuria, presieduta dall’architetto bolzanino Christoph Mayr-Fingerle, ha preferito fare dei sopralluoghi diretti. Uno degli elementi cui i cinque giurati, tutti architetti di chiara fama, hanno prestato un’attenzione particolare, è il fatto che un edificio avesse “testa e piedi”, per dirla con Christoph Mayr-Fingerle, vale a dire, in termini piú schietti, se “in salotto si sente la puzza di scarico dell’autorimessa, se il progettista ha dimostrato di saper cogliere le peculiarità del luogo, o se gli ambienti sono sovradimensionati”. Per la cronaca, gli altri componenti della giuria erano Friedrich Achleitner (Vienna), Marianne Burkhalter (Zurigo), Günther Schwarz (Bregenz) e Florian Nagler (Monaco di B.). Per alcune settimane, la Galleria Museo si propone di presentare i vincitori del concorso e, parallelamente, di stimolare una riflessione aperta sull’argomento, a cominciare dalla manifestazione d’apertura che si terrà sotto forma di dibattito pubblico, con la partecipazione di vari esponenti dell’architettura del Vorarlberg. Chi volesse ottenere ulteriori informazioni sui vincitori del concorso, le motivazioni della giuria, le biografie dei giurati, o anche ricevere materiale fotografico sugli edifici premiati, si può rivolgere alla Galleria Museo, oppure scaricare i dati contenuti della homepage del Vorarlberger Hypo-Bauherrenpreis collegandosi al sito Internet http://bauherrenpreis.vol.a