Rashaad Newsome, Five, performance, video, 2009 Courtesy the artist
Mostre

RASHAAD NEWSOME

15.09.2010—06.11.2010

A cura di Luigi Fassi

Rashaad Newsome ha iniziato nel 2006 una ricerca sul linguaggio gestuale delle donne afroamericane e sulla loro capacità di trasmettere in modo immediato l’espressività del proprio corpo trasformandolo in catalizzatore di emozioni e sentimenti. Intenzionato a ribaltare la concezione comune che stigmatizza tale linguaggio come manifestazione da ghetto metropolitano, da degrado sociale fatto di bassa alfabetizzazione e marginalità sociale, Newsome ha operato in termini antropologici, provando a dimostrare la dignità culturale della gestualità afroamericana. A chi appartiene realmente tale linguaggio? Come si è sviluppato nel corso del tempo e quali sono i suoi confini geografici? Tali interrogativi hanno aperto gli orizzonti teorici della ricerca dell’artista ad una complessa indagine sul tema dell’appartenenza e della diversità culturale.
La prima personale dell’artista americano in una istituzione europea è incentrata sulla presentazione della performance Shade Compositions. L’espressività delle donne afroamericane presentata nella sua naturalezza da Shade Compositions diventa una sinfonia linguistica, una rappresentazione corale istruita su un ritmo collettivo, che unifica e trascende la singolarità dei gesti individuali in un dinamismo prossimo alla fluidità del canto.

Esito di un percorso di ricerca iniziato dall’artista nel 2006 a Parigi con donne afro-francesi, Newsome ha realizzato nel 2009 a New York la versione ad oggi più completa e sofisticata di Shade Compositions. Costruita collaborando con più di venti giovani donne afroamericane, l’opera manifesta la naturalezza del loro linguaggio vocale-gestuale all’interno di una partitura organizzata dall’artista. Strutturata in cinque sezioni tra loro interposte, la performance è assimilabile ad una composizione orchestrale classica, la cui compattezza espressiva è restituita nella fluidità dei modelli linguistici e gestuali scanditi dalle giovani donne partecipanti, come lo schioccare delle dita e delle labbra, lo sbuffare ed esclamare, il diniego e l’atteggiamento di risposta aggressiva. Oltre al video della performance newyorchese, diventato un lavoro autonomo, la mostra presenta Shade Compositions (Screen Tests 1-2) due opere video che presentano parte dei casting e delle selezioni organizzate dall’artista con una molteplicità di giovani donne per studiare il loro linguaggio espressivo. Articolati in forma di esercizi, prove e ripetizioni, gli Screen Tests costituiscono un ricchissimo archivio video accumulato da Newsome nel corso di diversi anni di ricerche tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Il più recente progetto di Newsome, Five (2010) è un’ulteriore indagine su una forma linguistica marginalizzata della naturale cultura espressiva afroamericana. Si tratta del Voguing, uno stile di danza emerso tra gli anni Settanta e Ottanta nella cultura dei dance club gay e lesbo americani. La Vogue dance è una danza da strada, libera e creativa, ma al tempo stesso complessa e sofisticata, in stretta prossimità con l’esperienza e le forme della danza moderna e contemporanea. Come già in Shade Compositions Newsome è interessato ad esplorare l’evoluzione e il significato culturale del modello comunicativo del Voguing. Five è anch’essa una performance multimediale organizzata secondo i cinque movimenti principali dello stile Vogue, fatto di rotazioni e fluttuazioni eseguite dalla fisicità dei danzatori.
Untitled (2008) e Untitled (New Way) 2009 testimoniano la volontà di Newsome di riproporre l’estetica seminale del Voguing originario, così come preservatosi nel solco della tradizione afroamericana di strada tra libera improvvisazione e fluidità dei gesti espressivi.