SCHOCK-SENSOR
Markus Draper, Eberhard Havekost, Sophia Schama
A cura di Sabine Gamper
A dieci anni dalla caduta del muro di Berlino, Dresda dimostra la vitalità della sua tradizione accademica proprio con il fatto che alcuni artisti dell’ultima generazione non solo hanno seguito i dibattiti internazionali, ma stanno contribuendo ad indirizzarli.
La mostra porta per la prima volta sulla scena italiana questi tre giovani artisti di Dresda, i quali godono di una considerevole fama a livello europeo. Havekost lavora utilizzando la pittura in modo classico, trova però un modo di concepire l’immagine che si contrappone alla tradizione pittorica: egli predilige un formato dell’immagine che abbia le dimensioni di uno schermo televisivo; i suoi quadri si avvicinano in senso “videatico” all’elaborazione digitale dell’immagine, che è la caratteristica principale della sua pittura. Questa è concreta, scorre però davanti agli occhi dell’osservatore come un film. Una luce colorata attraversa i suoi quadri e le sue sequenze di immagini. Per Eberhard Havekost la pittura è “un mezzo con il quale diventa possibile differenziare ed osservare gli altri mezzi”. Si rifà consapevolmente al mondo di immagini della pubblicità, all’estetica della televisione e dei video. Ma non sviluppa ed anima superfici “pulite”, sperimenta con queste sfondando, pur mantenendosi distanziato, le immagini della nostra cultura del divertimento. Anche Sophia Schama appartiene alla cerchia interna dei nuovi pittori di Dresda. I suoi quadri attingono dal “design dell’alta velocità” degli anni ’90: nascono labirinti fatti con tubi flessibili, piramidi fatte di cavi e biotopi nella giungla di una generazione di poliuretano. Nei suoi lavori si formano labirinti di tubi, piramidi di cavi, biotopi – giungla creati da una generazione del poliuretano. Nel caso di Markus Draper la pittura si condensa a creare un’ingerenza nello spazio. Con una nota leggermente teatrale e sotto forma di comic strip di maestrale attualità i suoi lavori “Vedere Nero” e “Pirotecnica” conquistano lo spazio. Le sue opere si occupano dello spazio come elemento modificabile. Il suo mezzo è l’installazione e il suo tema è la rappresentazione di situazioni dell’orrore, che lui rappresenta con il simbolo del fuoco. Le installazioni di Draper lavorano con lo spazio virtuale, il quale – come la pittura di Havekost e Schama – pone il quesito fra realtà ed irrealtà.