UNRULY CONNECTIONS
ALESSANDRA FERRINI
Inaugurazione 13 Maggio, ore 19
Con una conversazione tra l’artista Alessandra Ferrini e lo storico Uoldelul Chelati Dirar
A cura di Emanuele Guidi
Alessandra Ferrini si occupa da tempo dell’archivio della colonialità italiana, in particolare portando avanti una ricerca sulle strategie di offuscamento e distanziamento dal passato coloniale italiano in Libia.
Unruly connections (connessioni indisciplinate) analizza pratiche di resistenza alla violenza coloniale, intrecciando tre storie di opposizione al “silenzio iconografico” verso la repressione della resistenza in Libia a fine anni ’20 del secolo scorso. Introdotto dallo storico Alessandro Volterra, “silenzio iconografico” fa riferimento alla direttiva del generale Rodolfo Graziani, che vietava di fotografare e diffondere la documentazione della brutale repressione della popolazione libica per mano italiana, che includeva l’uso di armi chimiche proibite e campi di concentramento. Alessandra Ferrini mette in relazione personaggi e opere letterarie che, in modalità, tempi e luoghi diversi, hanno sfidato la censura su questo genocidio.
Al centro della mostra si trova la volontà di commissionare la prima traduzione in italiano del breve romanzo “Il Coscritto” di Gebreyesus Hailu. Scritto nel 1927, “Il Coscritto” fu tramandato oralmente a causa della censura italiana per essere finalmente pubblicato nel 1950. Si tratta del primo romanzo in lingua tigrina e uno dei primi esempi di letteratura anticoloniale, rimasto praticamente sconosciuto poiché tradotto in inglese solo nel 2012. La traduzione italiana, a cura dello storico Uoldelul Chelati Dirar, sarà presentata in mostra in quattro fasi successive, annunciate da estratti pubblicati attraverso la newsletter: ar/ge kunst opererà quindi anche come spazio di traduzione, lettura, pubblicazione ed approfondimento.
All’interno della mostra la traduzione de “Il Coscritto” si intreccia con le storie del giornalista danese Knud Holmboe (1902 – 1931) e della scrittrice, militante anarchica e femminista Leda Rafanelli (1880 – 1971). Unruly connections porta inoltre avanti una riflessione sulla cosiddetta “penetrazione pacifica” che la storica Roberta Pergher individua come pratica di insediamento che collega il colonialismo italiano interno ed esterno in particolare l’Alto Adige e la Libia. Specularmente “Il Coscritto” è ulteriormente messo in relazione con le vicende della coscrizione forzata in Alto Adige durante l’occupazione dell’Etiopia nel 1935 -36, evidenziando la complicata relazione tra il processo di italianizzazione e le gerarchie razziali che contraddistinguono l’imperialismo europeo.
Attraverso un approccio practice-based alla ricerca storiografica, Alessandra Ferrini costruisce una costellazione di personaggi e storie marginalizzate che evidenziano zone di contatto tra le periferie dell’impero coloniale italiano. Il gesto di editare materiali iconografici e testuali attraverso media e linguaggi differenti, tra cui la voce stessa dell’artista che propone una possibile lettura delle risonanze tra queste storie, offre una riflessione su pratiche militanti di scrittura e traduzione, ma anche sul potenziale etico e politico della pratica artistica.
Con il gentile sostegno di:
Provincia Autonoma di Bolzano, Ripartizione Cultura
Comune di Bolzano, Ripartizione Cultura
Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano